Autorevoli esperti hanno recentemente dichiarato che gli acquedotti romani sarebbero secondi, come importanza monumentale, solo al Colosseo. Nell’area di Tor Fiscale si trovano i resti di 6 acquedotti di epoca romana oltre all’acquedotto Felice di età rinascimentale già descritto. Va precisato che i diversi condotti furono realizzati sui primi due costruiti: l’Acquedotto Claudio, su cui venne sovrapposto l’Aniene nuovo (Anio Novus), e l’Acquedotto Marcio, su cui vennero sovrapposti l’acqua Tepula, l’acqua Julia, ed infine il Felice. Sia l’Acquedotto Claudio che il Marcio furono costruiti con una successione di piloni ed arcate che sostenevano il condotto; il materiale utilizzato era costituito da blocchi di tufo o di peperino. L’acquedotto vero e proprio era un canale formato da lastroni di tufo, posti orizzontalmente sia alla base che come copertura, e da pareti in tre file di lastre di tufo sovrapposte verticalmente. L’interno veniva intonacato con un impasto di calce, frammenti di laterizi e pozzolana, per uno spessore di circa 10-15 cm che lo rendeva perfettamente impermeabile. Le arcate e i piloni sottostanti erano necessari per mantenere il condotto elevato e quindi per far arrivare l’acqua in città alla massima altezza possibile. La pendenza media era circa dell’1-2 %, quindi 1 o 2 cm per ogni metro di percorso.
L’acquedotto Marcio fu edificato tra il 144 ed il 142 a.C., portava l’acqua dalle abbondanti fonti poste nella valle del Fiume Aniene, tra Arsoli e Agosta; percorreva la valle del fiume fino a Tivoli e da qui dirigeva verso Sud alle pendici dei Colli Albani fino all’altezza di Morena, da dove compiva il percorso fino a Roma. Oggi è rimasto ben poco di questo monumento perché è stato quasi interamente riutilizzato; demolito in parte, per la costruzione dell’Acquedotto Felice, di epoca rinascimentale, che ne ricalca esattamente il percorso. Le uniche strutture del Marcio rimaste in quest’area sono un paio di arcate (le più basse) su cui è stata eretta la Torre del Fiscale. Le sue acque erano in assoluto le migliori, per le caratteristiche chimiche e la temperatura, tra quelle di tutti gli acquedotti antichi; le stesse sorgenti sono utilizzate ancora oggi per alimentare il moderno acquedotto Marcio-Pio (la “Acqua Pia Antica Marcia”). Dall’area di Tor Fiscale il condotto del Marcio incrociava la Via Tuscolana e proseguiva lungo la dorsale collinare tra Tuscolana e Casilina fino a Porta Maggiore. Da qui correva fino al Viminale e sull’area dell’attuale Ministero delle Finanze dove sorgevano le enormi vasche terminali da cui veniva distribuita in tutta la città, fino in Campidoglio. La quantità di acqua che fluiva nell’acquedotto Marcio era di quasi 190 mila metri cubi al giorno. Ancora in epoca romana, vennero sovrapposti al suo condotto altri due acquedotti: l’Aqua Tepula e l’Aqua Julia. La Tepula è l’ultimo acquedotto dell’età repubblicana, il quarto, venne costruito dai censori Caio Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino nel 125 a.C. Il nome era dovuto alla temperatura “tiepida” dell’acqua, a 16-17 gradi alle sorgenti, che erano situate nella zona vulcanica dei Colli Albani, al X miglio della Via Latina, probabilmente identificate con quelle note oggi col nome di “Pantanella” e “Acqua Preziosa”. La lunghezza complessiva dell’acquedotto raggiungeva quasi le 12 miglia romane, circa 18 km, più della metà dei quali (9.580 m) in comune con il Marcio. La portata giornaliera era molto ridotta, e raggiungeva appena le 190 quinarie (corrispondenti a circa 7.885 m3 al giorno). La Julia venne realizzata nel 33 a.C. durante il secondo consolato di Cesare Augusto. La sorgente è situata al XII miglio della Via Latina, a due miglia da questa su di una strada alla destra, in prossimità quindi della fonte di Squarciarelli a Grottaferrata; aveva una lunghezza di 15.426 passi, di cui 7.000 in muratura sotterranea, 528 su strutture in muratura sopra terra e 6.472 su archi. La sua lunghezza era di 58.700 passi di cui 49.300 sottoterra, 2.300 fuori della città su strutture in muratura o archi, e dal VII miglio della Via Latina 609 passi su strutture sopra terra e 6.491 passi su archi.
L’Acquedotto Claudio, venne iniziato da Caligola e terminato dall’imperatore Claudio nel 47 d.C. È il più imponente di quelli che troviamo qui, le parti meglio conservate si trovano nell’area degli Acquedotti – S. Policarpo, dove raggiungono l’altezza di 28 metri. Anche questo prendeva l’acqua dalla valle dell’Aniene, poco oltre le sorgenti dell’Acqua Marcia, e, come queste, erano di ottima qualità. Sull’Acquedotto Claudio venne quasi contemporaneamente sovrapposto l’acquedotto Aniene Nuovo (Anio Novus), che però venne terminato nel 52 d.C., quest’ultimo invece prendeva l’acqua dell’Aniene presso Subiaco, dai laghi artificiali della villa di Nerone che sorgeva in quest’area. Il Claudio seguiva pressappoco lo stesso percorso verso Roma dell’acquedotto Marcio: i due condotti affiancati e paralleli fino a Porta Maggiore erano provvisti di una strada di servizio che nel tratto da Porta Furba a Porta Maggiore divenne, nel Medioevo, l’attuale Via del Mandrione. L’odierna Porta Maggiore era stata in origine la sistemazione monumentale dei due acquedotti all’intersezione delle vie Casilina e Prenestina, e circa tre secoli dopo, con la costruzione delle mura Aureliane, vi venne inglobata come robustissima fortificazione. Il Claudio e l’Aniene Nuovo portavano a Roma ciascuno, ogni giorno, circa 190.000 mc di acqua. Nel Parco di Tor Fiscale un paio di arcate quasi integre, che danno un’idea dell’imponenza di queste costruzioni, si trovano accanto al casale Museo – Punto Informativo o, per chi arriva dalla parte bassa del parco, in fondo al frutteto di Via Torre Branca. Qui si notano bene anche i rinforzi, costruiti invece in mattoni, con cui gli ingegneri romani avevano sostenuto le arcate che probabilmente stavano cedendo. Anche in altri punti si notano le arcate di mattoni superstiti con cui venne rinforzata la struttura originaria in blocchi di tufo: in particolare quest’ultima è stata demolita poiché era più “pregiata” e facile da riutilizzare come materiale da costruzione. Nell’area del parco giochi, a destra dell’entrata, le arcate dei rinforzi di età adrianea sono particolarmente suggestive: qui i blocchi di tufo sono stati rimossi completamente e una ricostruzione grafica può dare l’idea di come appariva l’acquedotto originale. Ancora due arcate ben conservate del Claudio si trovano ove questo si incrociava con l’acquedotto Marcio e furono utilizzate come basamento della Torre del Fiscale. Nella facciata della torre posta ad Ovest, si nota in alto la sezione del condotto antico parzialmente chiusa e, al di sopra, la sezione dell’Aniene Nuovo. Un cenno seppur marginale, dal momento che il suo percorso è andato completamente perduto, va fatto per l’acquedotto Aniene Vecchio (Anio Vetus), che captava anch’esso l’acqua direttamente dal corso dell’alto Aniene e seguiva verosimilmente il tracciato degli altri acquedotti qui descritti fino a porta Maggiore; costruito interamente in sotterranea, era il più antico di tutti (272- 269 a.C.).